La leggenda sul citofono di Olindo
Al processo di revisione sulla strage di Erba, che si svolge a Brescia, l’avvocato generale Domenico Chiaro riprende pari pari l’ennesima leggenda metropolitana finita in sentenza.
Ovvero che Rosa e Olindo sapessero di essere intercettati e che per tale ragione quest’ultimo avesse smontato il citofono alla ricerca di microspie.
A supporto della sua tesi, Chiaro sostiene di aver ritrovato un’intercettazione spulciando il fascicolo del pubblico ministero che lo dimostra, ovvero quella, dice lui, al progressivo 244 del 13 dicembre 2006, captata nella casa dei coniugi. In essa, Olindo direbbe alla moglie: «Basta! Non parlare in casa!»
Ma è assolutamente impossibile che l’avvocato generale dello Stato abbia ritrovato quell’intercettazione e l’abbia interpretata così. E non è possibile semplicemente perchè alla data del 13 dicembre 2006 non c’era alcuna intercettazione in casa. E se davvero l’avvocato generale dello Stato avesse spulciato il registro delle intercettazioni o quantomeno il fascicolo del pubblico ministero, si sarebbe accorto di due cose.
La prima è che misteriosamente, e senza ragioni, le intercettazioni da una certa ora del 12 dicembre ad una certa ora del 16 dicembre in casa di Olindo e Rosa sono scomparse. E che dunque, quell’intercettazione non fu registrata in casa.
La seconda è che nel verbale dei carabinieri è correttamente riportata come registrata in auto e dunque l’interpretazione non poteva essere questa: «Basta! Non parlare in casa!»
L’avvocato generale dello Stato si limita così a riprodurre l’errore della Corte d’Assise di Como, che scrisse che quella intercettazione era stata registrata in casa.
A dirla tutta, peraltro, non esiste alcun progressivo numero 244 il 13 dicembre 2006, nè in casa, nè in macchina.
L’intercettazione cui fa riferimento l’avvocato generale, sbagliando luogo, numero progressivo e interpretazione è infatti la numero 6 del 13 dicembre 2006 ore 14,40. E fu registrata in auto.
E proprio due nuovi audio mai entrati a processo smentiscono la ricostruzione della Corte d’Assise di Como. Olindo, in quell’audio, parlava infatti del citofono che si era rotto in casa e che aveva riparato in prima battuta proprio un carabiniere. Il primo audio è del 16 dicembre 2006. E Olindo spiega tutto alla vicina Margherita Alessio. Il giorno successivo, agli ex vicini Daniela Messina e Matteo Arcaini, Rosa spiegava che con il citofono rotto li sentivano parlare fuori.
Ecco dunque spiegata quell’intercettazione del 13 dicembre 2006, in cui Olindo, come si può ascoltare, diceva alla moglie che, in attesa che riparassero il citofono, era sufficiente non parlare in casa per non farsi sentire per strada.
Certo, resta un fatto inquietante: i carabinieri avevano prima riparato il citofono. E poi stilato un verbale con i sospetti su Olindo e Rosa proprio per quel citofono.
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INFO SU QUESTO PODCAST:
Il podcast IL GRANDE ABBAGLIO prende il nome dall’omonimo libro che pubblicammo nel 2008, in cui si sosteneva l’innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Il volume fu travolto dalle polemiche e venne attaccato direttamente in aula dal pubblico ministero di Como Massimo Astori. Dopo aver raccontato per anni alla trasmissione Le Iene le nostre scoperte, abbiamo deciso di svelare qui i documenti e gli atti mai entrati a processo.
Gli autori:
Edoardo Montolli
Felice Manti