Nei giorni scorsi l’agenzia di stampa Reuters ha pubblicato l’indiscrezione secondo la quale Washington avrebbe avviato colloqui con Mosca per riportare il gas russo in Europa, guadagnando ovviamente la sua fetta di torta. Occorre dunque un piccolo riassunto, dato che la stampa nazionale fa finta di nulla di fronte a quella che potrebbe essere la truffa del secolo, in cui i nostri politici si sono infilati con grande entusiasmo.
Prima della guerra in Ucraina l’Ue comprava il 40% del proprio gas dai russi di Gazprom. I costi erano convenienti, ma presto lo sarebbero stati molto di più: il gasdotto “Nordstream 2” avrebbe infatti evitato il pedaggio di Kiev, trasportando il gas via mare in Germania e abbassando così drasticamente i prezzi, con grande beneficio di tutte le imprese del Vecchio Continente. Com’è noto, “Nordstream 2” fu sabotato nel settembre 2022.
Prima s’inventarono la barzelletta che i russi se lo fossero autodistrutto. Alla fine, con un filo meno di vergogna, attribuirono l’operazione a cinque ucraini ubriachi a bordo di uno yacht capitanati dal generale Valeriy Zaluzhniy, presto rimosso e vedicaso promosso ambasciatore nel Regno Unito.
Di fatto, da allora, i costi del gas sulle nostre bollette si sono moltiplicati: per evitare il gas russo, in Italia compriamo il gnl americano (gas liquefatto), pagandolo oltre il quadruplo di prima, tutto a discapito delle famiglie e dei costi della nostra produzione industriale. E Giorgia Meloni esulta perchè ne incrementeremo pure gli acquisti.
Nel frattempo, Gazprom copre ancora il 19% dei fabbisogni di gas dell’Ue, attraverso la Turchia con il gasdotto TurkStream, con cui raggiunge – stando a Reuters - Ungheria e Slovacchia. E via gnl, con cui serve Belgio, Paesi Bassi, Spagna e Francia, ovvero il Paese che più sbraita per l’interventismo e che poi gioca sottobanco.
E arriviamo al punto. Reuters ha raccolto da otto fonti (tra cui alcune diplomatiche e una della Casa Bianca) voci secondo le quali sarebbero in corso, nell’ambito delle trattative di pace, colloqui tra l’inviato statunitense Steve Witkoff e l’inviato di Putin per gli investimenti, Kirill Dmitriev. Tali colloqui sarebbero orientati a riaprire i rubinetti del gas russo verso l’Europa tramite Nordstream 1 e 2: ovvero il gasdotto continentale chiuso da Volodymyr Zelensky a fine 2024. E il gasdotto via mare, attraverso l’unica tubazione di quattro rimasta intatta nonostante il sabotaggio: «Il coinvolgimento degli Stati Uniti andrebbe a vantaggio di Washington, che potrebbe così avere visibilità e forse un certo controllo sulla quantità di gas russo che torna in Europa» scrive l’agenzia.
Sintomatico che nessuno voglia ufficialmente commentare l’indiscrezione. Ma ecco la parte migliore, diciamo così, della notizia: «Riguardo alle modalità di coinvolgimento degli americani, cinque fonti hanno affermato che i colloqui finora hanno discusso della possibilità che investitori statunitensi acquisiscano quote del gasdotto Nord Stream che collega Russia e Germania, o del gasdotto che attraversa l’Ucraina, o della stessa Gazprom. Le aziende statunitensi potrebbero anche fungere da acquirenti, acquistando gas da Gazprom e trasportandolo in Europa, inclusa la Germania, hanno affermato le fonti. Due delle fonti hanno affermato che i colloqui diplomatici con potenziali investitori statunitensi hanno anche esaminato l’idea di un acquirente statunitense che acquisisca gas russo e lo esporti poi in Europa, come un modo per alleviare l’opposizione politica europea alla ripresa delle forniture. BlackRock, Vanguard e Capital Group detengono ciascuna una partecipazione pari all’1-2% in Gazprom».
Com’è noto, il 30 aprile Washington ha strappato a Kiev un accordo per sfruttarne le risorse del sottosuolo e le infrastrutture, anche se non è specificato nulla sugli oleodotti. Ma niente di più facile che, invece di aumentare le quote in Gazprom, i fondi d’investimento statunitensi diventino proprietari delle vie di pedaggio, Nordstream 1 e 2, o comunque s’infilino come intermediari con Mosca, alzando ovviamente i prezzi del gas al Vecchio Continente a proprio piacimento e assumendo definitivamente il ruolo di controllori energetici.
In sostanza, se fino al 2022 l’Ue pagava il gas russo un’inezia e aveva la possibilità di pagarlo ancor meno prendendolo via mare e non attraverso Kiev, grazie alle sanzioni volute dagli americani (che fedelmente abbiamo applicato) ora spende oltre il quadruplo. E sarà proprio dagli americani che domani compreremo a prezzi altissimi lo stesso gas russo che prima ci costava pochissimo. Non è forse questa la truffa del secolo?